Tra le profonde rughe del gruppo del Velino. Valle Majellama, Valle del Bicchero e Valle Genzana

 

La giornata dei chiaro-scuri.
Era un pò di tempo che non visitavo le nostre care montagne.
Varie vicissitudini famigliari mi hanno tenuto lontano, lontano dal respirare quell’aria sottile, dal calpestare le pietre, che nel frattempo si sono inabissate sotto la coltre della neve invernale, dall’ascoltare il suono dei silenzi.
Ed ora quel camminare si associa al crepitio dei ramponi che artigliano il superficiale strato di neve ghiacciata, ghiacciata quel tanto da permettere un avanzamento agevole, almeno a partire dai 1800 metri in sù.
L’occasione si presenta per mezzo di una proposta di Diego, una vecchia conoscenza per Quelli di aria Sottile, proposta pubblicata sul forum di Avventurosamente, sito che ultimamente offre agli appassionati di montagna una vasta scelta di escursioni, dalle più brevi e abbordabili, alle più ardite in termini di difficoltà tecniche e durezza di percorsi.
Parliamo di un lungo giro all’interno del gruppo del Velino, nel dettaglio una passeggiatona lungo le tre valli, Majelama, Bicchero e Genzana, passando per le creste di Capo di Pezza e Costa stellata prima e per il Costone della cerasa, a chiudere il cerchio dell’area Bicchero Genzana.
La partenza è da Peschio Rovicino, località della frazione di Forme di massa d’Albe.
Siamo in cinque, Diego, Maurizio, Andrea e un amico aggregatosi all’ultimo momento, Marco.
Iniziamo a percorrere la Valle Majelama alle 07:20, tra la penombra della notte che lentamente lascia il posto ad una giornata che si prospetta serena.
Man mano che ci addentriamo nella valle le strapiombanti coste rocciose che la racchiudono nascondono ancor più quel poco di luce presente, ma la direzione è evidente.
Lo sguardo intorno a noi si sofferma su quello che sarà una costante della giornata: un susseguirsi di chiaro-scuri, tagli netti tra il grigio delle ombre dei versanti sulle vallate, il colore oro delle rocce culminanti baciate dal sole, il bianco assoluto della neve con il vivido azzurro del cielo.
La temperatura è gradevole , infatti subito ci alleggeriamo degli indumenti.
Le immagini che ci regala la valle sono stupende, soprattutto quando si vira verso sinistra, sotto le coste di Cimata Fossa Cavalli; da quì si inizia a intravedere in cima alla valle la sella del Bicchero.
Quì gli scenari iniziano ad aprirsi, la luminosità aumenta, il cielo alterna momenti di velature con azzurri intensi.
Poichè ho un pò di vantaggio sui compagni, ne approfitto e dalla sella faccio un salto in vetta al Monte Bicchero, un pò per segnare la cima, e anche per avere una visione ravvicinata del Cafornia e del Velino più in là.
Veloce foto e giù in fretta a raggiungere gli amici, che iniziano l’ascesa verso Punta Trento, quota 2243, il punto più alto della giornata. Lungo la salita abbiamo il piacere dell’incontro con due amici di Avventurosamente, Marco Di Tommaso di Zaini in Spalla e sua figlia Elena: è incredibile la coesione di Marco con i suoi due figli, che lo seguono in tutte le sue escursioni.
Da Punta Trento il panorama è grandioso e, complice il cielo terso, abbiamo una visione a 360° di innumerevoli gruppi. L’ampio anfiteatro del Costone mi stuzzica e suggerisce l’ideazione di una nuova passeggiata, partendo da Campo Felice, passando per la cresta di Cimata di Pezza e cimata di Puzzillo. Prossimamente.
I panorami sono i soliti, soliti ma non per questo non appaganti, anzi.
La linea intera del Gran sasso sembra una cartolina, il Terminillo, dall’altra parte il Marsicano con dietro i cari monti della Meta, la Maiella che fa capolino dietro il Sirente. L’alternanza di velatura e tersità dona  ai profili montuosi lontani una tonalità di colori incredibili.
Da Punta Trento inizia la parte di viaggio in cresta, passando prima su Punta Trieste, poi Capo di Pezza e Costa Stellata, quindi torniamo indietro per percorrere le coste della Tavola e di Cerasa, con vedute sui piani di Pezza.
La progressione in cresta è agevole, c’è neve ghiacciata ma poco ghiaccio vivo, tale che l’uso dei ramponi è limitato.
Il gruppo è abbastanza compatto, il chè ci consente di mantenere un buon passo.
Il tratto più divertente è quello che va Costa della Tavola a Cimata della Cerasa, con una bella crestina affilata.
Da quassù è evidente la caratteristica forma a U della valle Majelama.
Il tratto di cresta termina con il Costone della Cerasa, quindi all’inizio del sentiero che prosegue per la Magnola scendiamo giù diretti verso la valle Genzana: questa valle è molto particolare, caratterizzata da presenza di morene, ha origine dalla sella che separa Capo di Pezza e Costa della Tavola, dapprima ampia, e poi man mano che scende verso le Coste del Sentinella sempre più stretta e ripida, fino ad intercettare la Majelama, attraverso un netto salto di circa 15 metri.
Una valle sospesa.
Il tratto più impegnativo dal punto di vista mentale è stato proprio questo, un pò per il fatto che il sentiero non è più visibile, ma più che altro per individuare un punto più agevole da percorrere per scendere nella Majelama, tra buche di neve che ricoprono piccoli fossi e bassi arbusti.
Superato il piccolo ostacolo, proseguiamo in discesa per la Majelama, con le luci del tramonto che lentamente ci accompagnano fino all’auto, che raggiungiamo verso le 17:30.
E’ stata una grande escursione, in termini di lunghezza, 22 Km, e dislivello, 1850 metri, ma appagante oltremodo.